venerdì 22 luglio 2011

CRISI: IL PAESE E' FERMO. QUESTA MANOVRA INIQUA E SBAGLIATA NON FA ALTRO CHE PEGGIORARE UNA SITUAZIONE GIA' DRAMMATICA.

Anche la Confindustria conferma una situazione, che come più volte abbiamo denunciato, è giunta al limite. Il Paese non cresce, i consumi sono al palo e come se non bastasse il Governo, al posto di avviare misure di rilancio, ha disposto una manovra allucinante, che peggiorerà ulteriormente le condizioni delle famiglie con conseguenze tragiche sull’intera economia. Secondo i nostri calcoli, infatti, la manovra determinerà un incremento costi per famiglia di 1.772 euro/annui al termine del quadriennio 2011-2014. Una vera e propria stangata che si aggiunge all’incessante ed incontrollato aumento di prezzi e tariffe che, sempre secondo i calcoli dell’O.N.F., nel 2011 comporterà una ricaduta complessiva di +1.461 Euro annui a famiglia (a cui bisognerà aggiungere le spese scolastiche). Tutto ciò abbatterà il potere di acquisto innescando un’ulteriore contrazione dei consumi del -7 / -8%. “È urgente intervenire per cambiare rotta prima che sia troppo tardi.” – dichiarano Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti, Presidenti di Federconsumatori e Adusbef. Di questo passo, infatti, già è tanto se il PIL si discosterà dallo 0. Per scongiurare queste prospettive bisogna avviare al più presto una nuova manovra all’insegna dell’equità e della responsabilità, per impedire un’ulteriore contrazione del mercato che avrebbe effetti fatali sull’economia del nostro Paese. Per questo ribadiamo le nostre proposte alternative per risanare e rilanciare l’economia :
-      Tassa sulle transazioni finanziarie,
-      Aumento tassa su rendite finanziarie (eccetto titoli di stato) a media europea del 20%,
-      Strenua lotta all’evasione fiscale,
-      Tassa sui patrimoni sopra 2 milioni di Euro,
-      Tagli ai costi della politica, principalmente su:
o   abolizione Province,
o   accorpamento piccoli comuni,
o   taglio agli stipendi dei manager pubblici, portandoli ad un livello identico a quello dei redditi dei parlamentari, a loro volta collocati su media europea,
o   vendita di parte delle riserve auree, al fine di avviare investimenti e/o abbassare il debito pubblico (la vendita dell’oro serve inoltre a calmierarne il prezzo e diminuire la propensione all’acquisto che,nei fatti, blocca risorse per investimenti produttivi).

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