E’ proprio così e la cosa non può essere proprio sottaciuta.
Entrano negli sportelli di Poste Italiane 1.500.000 di persone ogni giorno.
Non c’è impresa italiana che possa vantare un’opportunità simile.
Si effettuano operazioni tipicamente postali, ma i profitti vengono
ricavati dall’attività bancaria e assicurativa, sfruttando appieno
l’afflusso incessante di persone negli uffici.
Chi non è cliente privilegiato fa lunghe file, che risultano
anche inutili quando gli inconvenienti informatici bloccano l’attività.
Il guaio è che si continua a pensare alle Poste, condizionati dal
passato e si fatica a capire che tutto è cambiato, non solo
positivamente.
Però, francamente, introdurre il “gratta e vinci” in quello che era il tempio della fiducia e della sicurezza è un po’ troppo!
Contraddice l’immagine delle Poste, destinatarie delle pensioni di
milioni di italiani, il baraccone lento ma sicuro, tante volte descritto
in opere letterarie, televisive e cinematografiche.
Scatta un sospetto. Nella crisi quasi tutti i consumi segnano il
passo. Il gioco no, i soldi destinati al rischio aumentano
continuamente, segnalando, come le tacche di un termometro, che la
febbre sale nella società italiana. Approfittarne, però, è davvero
censurabile.
Ecco perché Federconsumatori e Adusbef chiedono a Poste di
eliminare queste incitazioni al gioco d’azzardo dai propri uffici.
Costringere a lunghe file le persone ed invogliarle a giocare è
francamente troppo. Anche nel mondo insano di oggi.
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