Lo
studio di Bankitalia sulle retribuzioni nella pubblica amministrazione,
che sarebbero passate da una media di 23.813 euro l'anno a 29.165, un
aumento triplo rispetto al totale degli stipendi (+6,8%, da 21.029 a 22.467 euro all'anno), confligge con altre tabelle della stessa Banca d’Italia sui risparmi delle famiglie,che si sono dimezzate passando da 60 a
30,6 miliardi di euro negli ultimi cinque anni, con una crescita dei
debiti arrivati a 634 miliardi di euro nel 2010,da 426 miliardi. Chissà se tra le “generose” retribuzioni del pubblico impiego calcolate dalla Banca d’Italia,sono
stati compresi gli stipendi dorati (1 milione di euro) del Governatore
Draghi e del direttorio (500.000 euro) che essendo pari a quella di 66
supplenti precari della scuola che arrivano a stento a 16.000 euro lordi
l’anno, sono stati mescolati nel grande calderone per confondere ed
intorbidire le acque, per portarle al mulino dell’austerità predicata
sempre a spese di lavoratori e pensionati. Adusbef
e Federconsumatori giudicano gravemente scorretto uno studio posticcio
che non fa onore alla tradizione della Banca d’Italia, perché non si
possono mischiare gli aumenti di manager, dirigenti,prefetti,ambasciatori
e generali con quelli dei semplici lavoratori e di migliaia di precari i
quali, specie nel mondo della scuola, prendono 1.300 euro al mese per
8-9 mesi (non essendo pagati a luglio,agosto e fino a quando non
ottengono la supplenza), studio che avrebbe avuto l’obbligo di
scorporare,tra gli aumenti retributivi, quelli delle fasce più elevate. I lavoratori e pensionati, specie
quelli a reddito fisso e con la tassazione alla fonte, che hanno subito
una perdita del potere di acquisto,con il pretesto ed il trascinamento
dell’euro,di ben 9.785 euro dal 1 gennaio 2002 (changeover) per effetto
di rincari,arrotondamenti e speculazioni,con un trasferimento di
ricchezza dalle loro tasche a coloro che hanno determinato prezzi e
tariffe,in primis banche, assicurazioni,petrolieri e ‘capitalisti delle
bollette e dei pedaggi’ per una somma di 187,6
miliardi di euro, oltre al danno,non possono subire la beffa di una
Banca d’Italia direttamente responsabile del saccheggio sistematico dei
banchieri nelle tasche delle famiglie.
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