Francamente incomprensibile la presa
di posizione di Mister Prezzi che ha dichiarato praticamente inesistenti
le ricadute dell’aumento dell’IVA sui beni di mercato. Vorremmo chiarire che la vera
rilevazione non deve essere effettuata verificando la corretta
applicazione della percentuale dal 20 al 21%, bensì deve comparare il
prezzo antecedente ed il prezzo applicato dopo l’aumento dell’IVA.
Infatti, gli aumenti dei prezzi che
il nostro Osservatorio sta registrando non sono dovuti solo a cause
diretta (ovvero il passaggio dell’IVA al 21%), bensì anche all’aumento
dei costi derivanti da una componente importante del prezzo finale che è
quella relativa al trasporto, aumentata per via dei rincari dei
carburanti. Questo vale, ovviamente, non solo per i prodotti sui quali è
applicata l’IVA al 21%, ma anche per qui prodotti su cui è applicata
l’IVA al 4 o al 10%. Si ha una convergenza, quindi, tra
costi diretti ed indiretti, aggravata per di più da volontà speculative
ed arrotondamenti all’eccesso messi in atto da una parte, pur se
limitata, dell’intermediazione, che hanno fatto sì che si stia
registrando un aumento generalizzato che oggi ha già cominciato ad
influire sul dato dell’inflazione portandolo al 3,1%, ed è destinato ad
influire in misura ancora maggiore nei prossimi mesi. “Continuiamo quindi a sostenere che,
in un momento di forte depressione del mercato come questo, una manovra
simile non può altro che definirsi demenziale.” – dichiarano Rosario
Trefiletti ed Elio Lannutti, Presidenti di Federconsumatori e Adusbef. Non dimentichiamo, infatti, che
l’aumento dell’IVA si traduce in un’ulteriore perdita per le famiglie
ISTAT (2,5 componenti) di ben 255 euro annui.
Per una famiglia di tre componenti di 306 euro annui.
Per una famiglia di quattro persone di 408 euro annui.
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